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Intervista Esclusiva con Pino D’Angiò

Realizzata da Antonio Migliorino per “CONTROCAMPUS” – Settimanale d’informazione delle università italiane – 2014

Al fine di approfondire alcuni aspetti nevralgici del Festival di Sanremo 2014 ed, al contempo, di celebrare la bellezza della musica italiana, abbiamo contattato Pino D’Angiò, mitico cantautore partenopeo, già vincitore di Nove Dischi D’Oro e del Premio Paroliere Italiano.

Pino, Lei è, senza ombra di dubbio, uno dei cantanti più geniali ed innovativi del panorama musicale italiano e internazionale. Esordì nel 1979 con il singolo E’ libero scusi, ma raggiunse il successo e la fama con il celeberrimo e avveniristico funky rap Ma quale idea, brano, da Lei stesso composto, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.

Pino D’Angiò

Del resto, secondo gli storici della musica, la canzone, edulcorata dalla sua verve istrionica e dagli arrangiamenti di Enrico Intra, è il primo rap mai realizzato in Europa. Dunque, Lei è il precursore, il pioniere di un genere musicale di grande attualità. Potrebbe svelarci i segreti di questo magnifico successo mondiale?

“Non esiste un segreto…il ‘successo’ si chiama così perché…succede! Con il senno di poi, tutti sanno spiegarti il perché…ma prima non ne avevano la minima idea”.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto musicale? “Scrivo tutti i giorni perché mi diverte…e spesso cambio idea, quindi non so affatto cosa farò… nasce tutto giorno per giorno…”.

Cantante, attore, autore di brani musicali e testi, conduttore radiofonico ed autore di programmi televisivi. Nel 2003 è stato l’unico artista italiano premiato con il Music Award Usa Rithm and Soul. Nel corso della Sua carriera ha pubblicato diversi album e realizzato numerose tournee internazionali. Giulio Rapetti, in arte Mogol, l’ha definita “un artista libero e indomato che si mantiene aereo…”. Si riconosce in questa descrizione? “Più o meno sì, ma lascio decidere al pubblico…alla fine è l’unico giudice”.

Lei è uno dei 10 fondatori della Nazionale Italiana Cantanti. Potrebbe rendere edotti i nostri giovani lettori in merito alle importantissime campagne sociali realizzate ed ai traguardi finora raggiunti?

“Insieme a Gianni Morandi, Mogol, Eros Ramazzotti, sono uno dei dieci fondatori della Nazionale Italiana cantanti, attraverso la quale, dal 1981 ad oggi, sono stati raccolti oltre quarantadue milioni di euro consegnati all’Aism, all’Aido, all’associazione per la ricerca sul cancro, ed in beneficenza per l’acquisto di ambulanze, pulmini per disabili, la costruzione di due sale operatorie sterili presso l’Ospedale dei bambini “Gaslini” di Genova e centinaia di altri casi di bambini che necessitavano di aiuto concreto ed  immediato. Ho giocato 86 partite nel ruolo di terzino sinistro fino al 2001, realizzando 21 reti (di cui una …con la mano! Sorry!)”.

Ha recitato nel primo film di Giuseppe Tornatore, il Camorrista, ed è stato autore di poesie commedie musicali ed opere teatrali. Ha scritto una canzone per Mina ed ha pubblicato una raccolta di poesie scritte da Vittorio Sgarbi. Nel 2013, ha pubblicato, con lo pseudonimo Anonimo Pompeiano, Quei mille giorni della nostra vita (ePubblica, 2013), un’interessantissima opera letteraria caratterizzata dalla coesistenza di due anime: l’una narrativa, l’altra onirico – poetica. Pino potrebbe parlarci dei due mondi raccontati in Quei mille giorni della nostra vita? “Ognuno di noi ha una parte evidente ed una nascosta… È la cronaca dei pensieri e della coesistenza di queste due parti sempre in conflitto”.

A breve andrà in scena la puntata d’esordio della kermesse più seguita d’Italia, il Festival di Sanremo 2014. Nell’elenco ufficiale dei 14 Big, tuttavia, non figura alcun cantante partenopeo. Qual è la Sua opinione in merito al Festival di Sanremo 2014? Crede sia giusto che tra i big della 64° edizione di Sanremo 2 siano stati esclusi i rappresentanti del retaggio artistico e musicale del meridione italiano?

“Sanremo è una kermesse televisiva fine a se stessa ormai. Mancano i grandi artisti e viene vista dalle famiglie che badano più agli abiti delle presentatrici e ai gossip che alle canzoni. Una volta era ideale per i giovani affamati di musica nuova o di qualcosa di diverso…ma i dischi non si vendono più e la musica e le novità sono altrove…. Per quanto riguarda la musica partenopea e gli artisti napoletani…entrambi hanno subito un danno irreparabile dai neomelodici che hanno squalificato l’arte e la cultura di questo popolo. Inoltre, se non hai una grande casa discografica alle spalle ormai a Sanremo non ti vogliono più”.

Ha trascorso i primi anni dell’adolescenza negli Usa ed in Canada, ed ha studiato medicina presso l’Università degli Studi di Siena. Qual è la sua opinione in merito al sistema universitario italiano, al precariato giovanile ed alla disoccupazione? Secondo Lei, i giovani italiani hanno un futuro?

“Il sistema universitario italiano è vecchio, macchinoso, lento e senza sbocchi. Lo studente è sempre abbandonato a se stesso, trattato come un cliente, osteggiato come un nemico, considerato parte di una mandria. L’unico modo di uscirne proficuamente è tendere alla propria preparazione in modo eccelso e fuori dagli schemi, raggiungere il massimo dei voti possibile e il massimo della qualità… Se sei davvero bravo e preparato comunque prima o poi emergi, ma se strappi con i denti una laurea mediocre non hai speranze. La selezione è spietatissima. O studi e sei davvero forte… oppure non sei nessuno. Devi qualificarti da solo, essere preparatissimo e convincente.  Se ti aspetti che lo faccia una laurea di per sé allora non hai speranze, e comunque ci vuole un minimo di fortuna; ma la fortuna è secondaria, senza una vera preparazione non serve .

Il precariato è un male moderno e sarà sempre peggio. La concorrenza è spietata ed il lavoro poco . Nei prossimi cinque anni arriveranno in Occidente decine di milioni di giovani laureati dall’Est che hanno studiato con sistemi ed in università più moderne e dinamiche delle nostre; sarà una vera inevitabile catastrofe. Il futuro è molto incerto. Ci sarà spazio solo per l’eccellenza. Meglio rendersene conto e rimboccarsi le maniche. Non c’è altra strada né ci sarà”.

Cambiamo argomento. Potrebbe parlarci del suo percorso artistico? “Normalmente dal casello dell’A1 a quelli dell’A4 con passaggi su tangenziali varie, ma spesso anche strade nazionali, vaporetti, aerei e treni…”.

Ahahah. Quali sono le sue influenze musicali? “Ho avuto morbilli musicali, scarlattine musicali…ma influenze mai…”.

Lei ha un gran senso dell’humor. Come nascono le sue sonorità? “Quasi sempre dall’uso di strumenti musicali…”.

Quanto conta l’aspetto fisico? “E’, purtroppo, importantissimo.  Pensa se Angiolina Jolie fosse stata una racchia tremenda o se Ramazzotti fosse stato un nanetto gobbo ed obeso. Viviamo in un mondo che premia l’apparenza molto più della sostanza”.

Qual è la sua opinione in merito al panorama musicale italiano? “A parte poche ma notevoli eccezioni, la produzione attuale provoca un fenomeno curioso: Fossati, De Gregori, Caputo, Paolo Conte, Venditti ed io ci rivoltiamo nella tomba anche se siamo ancora vivi. E’ un nuovo fenomeno dovuto all’eccesso di squallore e ignoranza…”.

Come mai viene dato così poco spazio agli esordienti? “Ma stiamo scherzando? Non c’è mai stato tanto spazio come negli ultimi dieci anni…. Tra X Factor, Amici, The Voice e altre decine di talent show, più Sanremo giovani ecc, c’è molto più spazio per gli esordienti che per gli affermati.  Oggi andare in Tv è più difficile per Ivano Fossati che per Antonicchio Spirinziello. Il problema vero è che ci sono troppi canali tv, la gente è distratta da tante altre cose e spesso la qualità è ridicola. Anche gli esordienti bravi, che comunque ci sono, vengono sepolti da orde di esordienti ignobili ed inutili, spesso fastidiosi, gente che prima di scrivere un testo dovrebbe essere rimandata in terza elementare…e sarebbe anche bocciata”.

Mai fatto provini per un talent show? “Mai. Quando ho iniziato io non esistevano, e comunque non ne avevo bisogno…sono sempre stato diverso dalla maggioranza dei miei colleghi, sono un artista istrionico e atipico che non rientra nello standard abituale…. I giudici tipici di un talent show moderno e omologante non avrebbero capito un accidente”.

I riconoscimenti più importanti che ha ricevuto? “Ufficialmente sono tanti…un Grammy Award in America, vari dischi d’oro ( ma di quelli da un milione di copie l’uno, non quelli di adesso da diecimila copie…), la frequente ascesa delle classifiche di vendita in tutto il mondo…Spagna, Germania, Francia, anche Inghilterra, ma in effetti quelli più  veri sono stati i complimenti ricevuti da Ennio Morricone o Monica Vitti…e non si possono appendere al muro”.

La bellissima Monica Vitti… Potrebbe riassumere la sua carriera artistica? “Non si può fare. Tra canzoni di successo, colonne sonore, poesie, editoria, programmi tv e radio inventati e condotti, commedie musicali scritte e interpretate… Solo per vedere tutto quello che c’è nel mio sito ci vogliono realmente più di dodici  o tredici ore. Riassumere è impossibile”.

Quante lingue parla? “Francese, Inglese e Spagnolo, ma spesso preferisco stare zitto…in tutte le lingue”.

I personaggi più importanti con cui è stato a pranzo o a cena? “Gianni e Umberto Agnelli , Il principe Ranieri di Monaco , Donna Summer , Azelio Ciampi , Marco Pannella, Walter Veltroni, Roberto Baggio…mia moglie e mio figlio”.

Le cose più importanti che ha fatto nella vita al di fuori dell’arte? “Apprezzare mio padre e mia madre, crescere mio figlio, saltare col paracadute, studiare medicina, aver contribuito a raccogliere più di 40 milioni di euro con la nazionale italiana cantanti, tutti in beneficenza. Aver avuto donne straordinarie che mi hanno amato davvero e pochi amici veri…aver subito 6 operazioni per cancro ed essere ancora e sempre entusiasta della vita… finchè dura”.

Quali sono i colleghi che stima di più? “Morandi, Mogol, Fossati, Gerry Scotti, ma ce ne sono tanti altri”.

E quelli che stima di meno? “Non basterebbero 40 pagine. La maggioranza degli artisti famosi, in effetti, come esseri umani sono un bluff, e spesso anche sgradevoli…”.

Quale consiglio darebbe ai giovani? “Di non pensare che il successo equivalga alla felicità e la sconfitta al dolore. Sono cose completamente diverse, ma è difficile capirlo quando si è inesperti…ed è troppo tardi quando si è vecchi”.

Secondo Lei, l’Italia è davvero un Bel Paese? “Oggi è un gran brutto paese. Il 30% è formato da operai, commercianti, professionisti e imprenditori che, con capacità e difficoltà, fanno vivere a sbafo l’altro 70% di parassiti strafottenti…e i parassiti sono la maggioranza ed anche quelli che hanno più pretese”.

Le canzoni più belle che ha scritto? “Ma quale idea è la più celebre, ma Gente intelligente è la più straordinaria…”.

E le poesie più belle? “L’Ombrello e La Migliore credo riassumano la vita e l’amore per chiunque…comunque sono tutte su Youtube ormai…”.

Un difetto che non riesce a tollerare? “L’Arroganza…ormai molto comune”.

La qualità umana che più apprezza? “L’Umiltà e la nobiltà d’animo…rarissime”.

La canzone più bella di tutti i tempi? “Imagine di Lennon…per quelle in italiano, Vita di Dalla – Morandi è un’opera eccelsa”.

Il film più bello di sempre? “C’era una volta in America  e Qualcuno volò sul nido del cuculo …chi non li ha ancora visti si è perso due immensi capolavori. Sono la Bibbia del cinema”.

Un sogno nel cassetto? “Nel cassetto?…Ne ho armadi pieni e ne avrò fino alla fine”.

Una cosa che vorrebbe realizzare? “Girare un film da regista, scritto da me e che possa sfiorare l’Oscar…e ce l’ho già…l’ho scritto da poco…”.

Come chiuderebbe questa intervista? “Come una porta…Si chiude e si gira la chiave. Click”.

Antonio Migliorino

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